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Biancaneve e i sette nani

La perfida regina ordina al suo cacciatore di uccidere Biancaneve che lo specchio parlante ha definito la più bella del reame. La ragazza fugge. Guidata dagli animaletti del bosco, arriva alla casa dei sette nani. Eolo, Mammolo, Pisolo, Brontolo, Dotto, Gongolo e Cucciolo la accolgono e la proteggono. Quando la regina, trasformatasi in strega, arriva per ucciderla, i nanetti inseguono la cattiva che precipita da un burrone. Biancaneve, vegliata dai suoi amici come morta, torna in vita quando viene baciata dal giovane principe innamorato.
Primo lungometraggio di Walt Disney, pietra miliare della comunicazione del Novecento. Uno dei titoli che fanno parte della leggenda vivente del cinema. Facile, infantile, sentimentale, dolciastro, ma solo apparentemente. In realtà il film portava in sé precisi significati, anche molto seri (per esempio l’iperattività dei nani, in un momento in cui l’America si dibatteva ancora nella crisi economica) e comunque recava messaggi di allegria non gratuita, conquistata con fatica e dolore: la terribile lotta con la strega. Successivamente i cartoni di Disney sono stati perfezionati, sino ad arrivare alle ultime quasi incredibili performances de La sirenetta, La bella e la bestia, Aladdin e Il re leone, ma la spontaneità, la dolcezza e la magia di quei disegni restano irripetibili.
La Disney, infatti, nei decenni ha difeso a oltranza Biancaneve negando i diritti alla televisione e “cedendo” solo recentemente all’home video. Ricordiamo alcuni nomi importanti: Joe Grant e Albert Hurter autori dei bozzetti; Frank Churchill, Leigh Harline e Paul Smith che scrissero le canzoni. L’abbrivio del film, pur venendo ormai da molto lontano, ha dato vita alla “cultura” dei sette nani senza soluzione di continuità attraverso un merchandising capillare e globale (figurine, giocattoli, abbigliamento, oggetti eccetera) e innescando un’altra vera e propria cultura dell’imitazione. Tutto questo è sicuramente più buono che cattivo, anche se la solita certa critica non ha mancato di sviscerare gli aspetti deteriori del film guardandosi bene, naturalmente, dal canonizzarlo in qualche classifica.
Scrive Georges Sadoul: “… Le scene poetiche e sentimentali erano caratterizzate da un cattivo gusto pesante, misto di kitsch e cartoline di Natale; i due personaggi centrali erano scialbi e senza rilievo…”. Erano talmente privi di rilievo che sono diventati un mito continuo. È anche vero che il lungometraggio fu a suo tempo proibito nei paesi scandinavi perché “terrorizzante” nella figura della strega. Significa che il messaggio non era poi solo natalizio. Biancaneve ha raccolto intorno a sé cinque generazioni di famiglie, tutte con la stessa felicità e commozione. Mi domando se un fatto del genere non sia importante almeno quanto la storia di qualche sconosciuto eroe della Rivoluzione di Ottobre, immancabilmente presente nelle classifiche nobili del cinema.

Regia: William Cottrell, David Hand
Interpreti: Adriana Caselotti, Harry Stockwell, Lucille La Verne
Anno: 1937
Rating: G
Walt Disney